Lo Zoo di 105 ha chiuso la stagione: “Lo Zoo è la cosa riuscita meglio nella vita”

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Ieri pomeriggio si è chiusa la venticinquesima stagione dello Zoo di 105. Il conduttore Marco Mazzoli ha salutato con una storia: “Sono sempre triste quando finisce lo Zoo. E’ il mio bambino, è la cosa – a parte il mio matrimonio – meglio riuscita della mia vita”.

Rispetto agli altri finali, quello di ieri è stato diverso. Con un lavoro di due settimane da parte di Wender e Lucilla Abbattista è stato realizzato il Docu-Zoo sull’incontro, la separazione e ritorno tra Mazzoli, Fabio Alisei, Wender e Paolo Noise. La storia nel blocco riguarda loro 4, ecco perché a Leone Di Lernia è stata dedicata la conclusione, a parte.

La storia – dice Mazzoli – “non l’avevamo raccontata bene. Lui l’ha raccontata in due libri, e poi in “On Air”, di fatto c’è una versione “comune”. Le voci sono quelle dei 4 già citati e di Pippo Palmieri: “Quella giornata è stata molto brutta, me la ricordo benissimo. Andiamo a prendere un caffè. Fabio, Paolo e Wender mi dicono ‘Noi ce ne andiamo‘.  Mi è caduto il mondo addosso, sia per l’amicizia, sia dal punto di vista artistico. Gli anni in cui siamo stati separati ci hanno fatto crescere. Ognuno ha capito i propri errori e quando c’è stata la Reunion, è ripartito un po’ tutto“.

Mazzoli: “A me mancavano. Fortunatamente, l’am ore compensava. Ho fatto il supereroe, ma dentro ero in briciole. A livello professionale ero preparato, ma a livello emotivo no. Li ho ripresi per il bene del programma. La fase con Maccio Capatonda, Ivo Avido ed Herbert Ballerina stava scemando, perché loro volevano fare altro e io avevo bisogno di gente che volesse far la radio.  Mandando giù il piatto di me…sapevo che riprendendoli nel programma, lo Zoo sarebbe durato almeno altri 10 anni. E così è stato. A livello imprenditoriale ho fatto una mossa geniale, lo Zoo non è un’azienda,  e all’inizio gli ascoltatori l’hanno vista come una pugnalata, una mancanza di coerenza”.

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Bisogna dire che negli anni della separazione, Mazzoli ha calcato parecchio. Alan Caligiuri spesso ripeteva una frase: “Li hai cresciuti tu così, Marchino”.  Va anche ricordato che – essendo stato Paolo Noise il primo a rientrare – lui si è beccato la melma. Già al rientro di Fabio – 6 mesi dopo – il clima era di allegria, gioia e felicità. Marco Paolo Fabio e Wender sono il “vero Zoo”, come viene definita nel docu-Zoo, sono “polvere di stelle”. E a volte,  Mazzoli si è ‘innamorato’ di altri profili – è appena finita la stagione dello scazzo con Valerio il Cialtrone –  che hanno reso meno di quanto pensasse.

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E poi è giusto ricordare che quando è mancato Leone, ogni componente ha scritto una lettera. C’è un passaggio significativo di quella di Wender, letta sostanzialmente in lacrime: “Dicevi sempre che fuori dallo Zoo non c’è niente. E avevi ragione”.

Mazzoli continua nella sua attività di sensibilizzazione sul maltrattamento degli animali. Basti pensare a tutti i riferimenti a “Food for Profit“. Tutto ammirevole, tutto nobilissimo. MA sarebbe opportuno mantenere il giusto equilibrio tra attività artistica e attività benefica diffusa tramite l’attività artistica. Se io so che quasi ogni settimana interviene un Fulgenzio Cippafrulli (nome inventato) dell’associazione “caga sano, caga vegano” (Nome inventatissimo, ma se volete prenderlo, cacciate lo sold), magari in quel blocco faccio un giro altrove. Se l’attività artistica viene annacquata dall’attività benefica, anche la risonanza  che il programma dovrebbe garantire verrà meno. E’ un equilibrio che ha rischiato di dividere pure gli U2.  Del resto, quando una quindicina d’anni fa – dopo il sostegno ad Arianna – la persona che la seguiva ha cercato di coinvolgere il programma in qualsiasi altra iniziativa di sensibilizzazione, lo stesso Zoo – Fabio Alisei fu quello che lo spiegò meglio – ha dovuto mettere un freno. Perché lo Zoo ha bisogno di fare lo Zoo per far sì che il suo popolo lo segua anche in una comunicazione di tipo diverso.

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Mazzoli e le frecciatine al ‘terzo piano’

Com’è nel suo stile, Mazzoli non ha fatto mancare le frecciatine  ‘al terzo piano’. Dalla festa del 13 giugno per i 25 anni – ad Annone Brianza – poi annullata e trasformata in un tour, al non semplice svolgimento di San Jimmy a frasi come “Forse a dicembre non rinnovo”, o “Se siamo circondati da cacca, alla fine puzziamo anche noi“, ma anche “Noi continuiamo a crescere, in controtendenza rispetto alla radio”.  E per chiudere in bellezza ieri, dopo il blocco clou: “Così si fa la radio. Capito su al terzo piano? Basta…di me…”. C’è un costante riferimento a “decisioni che abbiamo preso”,  portando i problemi fuori dalla radio, perché capiscano ‘di sopra’.

Ma l’11 luglio – Mazzoli era in Italia –   viene proposto lo Zoo di 105 in un universo parallelo, L’Acquario di 501, fatto con le voci dei conduttori applicate con l’intelligenza artificiale, mentre la sceenetta viene interpretata da Francesco Maggioni. Paolo Noise ha affermato: “Francesco, dovresti prendere la voce di Marco, e usarla per proporsi a Linus”. La risposta – RIDENDO – è stata: “No, che l’ho fatto veramente. Se lo fa oggi, Linus fa ‘l’hai fatto ieri, e l’altro ieri’….” .

Stefano Beccacece

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Stefano Beccacece nasce nel 1985 a Torino. Sino a pochi anni fa poeta - ha pubblicato due raccolte tra il 2006 ed il 2010 - ora fa prevalentemente il blogger. Dal 2012 scrive di calcio e mass media. Su Radiomusik potete leggerlo prevalentemente nella sezione "Radio News".