Intervista a Federica Elmi, che festeggia trent’anni di carriera: “Voglio continuare questo viaggio, e vorrei abbracciare Vasco”

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La ascoltiamo nelle ore notturne del fine settimana con “Le Lunatiche”, che conduce con Jodie Alivernini. Federica Elmi oggi festeggia trent’anni di radio. L’abbiamo intervistata, ecco cosa ci ha detto.

Qual è il ricordo più nitido del tuo primo giorno di radio?

“Lo studio della diretta: una stanza quadrata con la moquette sul pavimento e due grandi librerie alte fino al soffitto piene di dischi e CD. Ricordo che ho pensato “wow, quanta musica qui…” Su una terza parete tutta l’attrezzatura: il mixer, i giradischi (2 technics 1200), due lettori CD, 3 piastre per le cassettine, un vecchio telefono di quelli grigi a ghiera (ma senza disco per comporre i numeri) e l’ibrido telefonico. Due microfoni. Potevi sederti su una poltrona o utilizzare la scaletta per arrivare ai piani alti delle librerie dei dischi, che diventava uno sgabello”.

Avresti immaginato che questo sarebbe diventato il tuo lavoro? 

“Assolutamente no, era un gioco e tale l’ho considerato per molto tempo. Anzi, sottosotto, è ancora oggi il mio gioco preferito…”.

Cosa ti ha spinto ad intraprendere questo mestiere?

“L’amore per la musica mi ha avvicinato alla radio, ascoltarla mi ha fatto sentire meno sola quando ero praticamente una bambina e ancora oggi provo un grande piacere nel sapere che le persone, che accendono la radio per gli stessi motivi per cui lo facevo io, scelgano me come compagnia”.

 Hai collaborato con tante radio locali, quanto ha contribuito alla tua crescita selezionare la musica?

Penso abbastanza e lo si evince ascoltandomi: la musica che suona è lo scheletro su cui costruisco ogni mia trasmissione e se possibile è sempre parte integrante dei miei interventi in onda“.

Centro Suono, Crik Crok, Radio Rock: in trent’anni hai attraversato generi diversi. Hai un genere di riferimento?

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“No, sono musicalmente onnivora e sempre affamata! “.

Tra emittenti locali e nazionali, quali sono i colleghi a cui sei maggiormente legata?

Questa è una domanda cattiva Stefano Beccacece! In 30 anni di vita radiofonica credo di aver seminato e costruito tanti rapporti umani e professionali bellissimi, alcuni – grazie anche al web e ai social – anche con persone mai viste dal vivo ma con cui mi lega affetto e stima reciproca. Se dovessi farti solo un nome ti direi Laura Antonini di Radio Deejay, è come una sorella per me ed è una conduttrice meravigliosa, preparata, brillante e sempre fresca. Ma non posso dimenticare quanto da ragazzina fossi innamorata dell’eleganza di Rosaria Renna al microfono. Per non parlare dell’indimenticabile Ughetta Lanari, scomparsa qualche settimana fa, che ho avuto il privilegio di avere come insegnante. E poi ci sono tutti i miei radio-amichetti del cuore con cui ogni tanto organizziamo delle cene per vederci e stare un po’ insieme: Emanuele Carocci, Claudio Di Leo, Daria Baietti e Barbara Venditti, fratelli e sorelle di radio”.

Da 5 anni sei a Rai Radio2, in un programma con svariate rubriche: come si prepara una puntata delle Lunatiche?

“Le Lunatiche è un programma impegnativo per orario, lunghezza del format e contenuti ma il risultato ci riempie tutti di grande soddisfazione. C’è tutta la parte legata agli ospiti in cui si ricercano, contattano e si studiano i profili che interverranno per approfondimenti ed interviste. C’è la selezione degli argomenti da trattare con gli ascoltatori ma poi c’è la diretta che può letteralmente far “saltare” tutto ciò che era stato programmato: per via di un fatto di attualità o per un racconto che avviene in onda e che può influenzare il corso della diretta. Quindi per rispondere in breve: come si prepara una puntata delle lunatiche? Tenendosi pronte a tutto, ma anche cercando di riposare prima il più possibile e con il caffè che scorre nelle vene durante la notte. Ormai siamo una macchina ben rodata ed affiatata e siamo pronte ad una nuova stagione di notturne radiofoniche!”.

Conosci da sempre Jodie Alivernini, ma cosa è cambiato nella conduzione del programma rispetto a quella con Barbara Venditti?

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Con Barbara abbiamo iniziato insieme quest’avventura, la notte a cavallo tra l’11 e il 12 gennaio 2020. Ancora non ci orientavamo tra i corridoi di Via Asiago quando – qualche settimana dopo – il Covid fermò il mondo. Abbiamo fatto un programma che non avremmo mai immaginato di fare e penso che nessuna delle due se lo dimenticherà mai quel periodo lì: gli sguardi che ci siamo lanciate, a volte dietro le mascherine, la dicevano lunga. Sarà per sempre la mia “congiunta”! Jodie ha una delle risate più coinvolgenti che io abbia mai sentito e per me questo è “pericolosissimo” in onda, ma anche molto divertente… Come me è anche tanto attenta alle tematiche sociali e siamo sempre d’accordo quando si tratta di fare questo tipo di approfondimenti. Barbara è molto attenta all’alimentazione e non ricordo di averla mai vista mangiare durante la diretta, salvo rarissime eccezioni… Con Jodie il rischio di vederla arrivare in radio con una crostata, un dolce o una teglia contenente leccornie di ogni tipo il rischio è altissimo…“.

Cosa differenzia la radio di notte rispetto al resto della giornata?

La notte si crea un’intimità più profonda con chi ascolta. Il mondo fa meno rumore e chi ti segue lo fa con maggior attenzione. Ci sono meno “tassativi” (GR, pubblicità e appuntamenti informativi di altro tipo come meteo o traffico) il che ti lascia più libero nella gestione dei tempi, che in radio dettano legge. 10) Hai un avvenimento che consideri il più bello della tua carriera? Altra domanda difficile, in trent’anni di cose bellissime ne sono successe tante. Ho saputo che avrei condotto le mie prime due ore di diretta nazionale (su m2o) con sole 3 ore di preavviso… Ci sono colleghi che hanno passato giorni o settimane a fare affiancamento per preparare il debutto, ma io al tempo ho avuto la fortuna di avere un direttore visionario e coraggioso come Fabrizio Tamburini che mi ha telefonato alle 3 del pomeriggio per chiedermi se me la sentivo di sostituire La Mario con la febbre alle 18. Gli risposi qualcosa del tipo “E me lo chiedi? Dammi il tempo di arrivare…”. Mi sono letteralmente “buttata” in onda. Ma anche aprire il microfono e dire per la prima volta “chiamate lo 063131” – un numero storico per la radiofonia – mi ha fortemente emozionato. Però credo che l’emozione più forte l’ho provata l’anno scorso quando ho organizzato e condotto – insieme ad alcuni amici e colleghi – il memorial dedicato a DJ Walter One a dieci anni dalla sua scomparsa su Radio Centro Suono”.

Dopo trent’anni, quale obbiettivo ti poni?

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Continuare a godermi questo viaggio meraviglioso è il mio unico obiettivo“.

C’è un’intervista particolare che non hai ancora fatto e vorresti fare?

Mmm… Vasco forse? No, forse non vorrei intervistarlo Vasco, vorrei solo abbracciarlo forte e dirgli che gli voglio veramente tanto, tanto bene”.

Stefano Beccacece

 

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Stefano Beccacece nasce nel 1985 a Torino. Sino a pochi anni fa poeta - ha pubblicato due raccolte tra il 2006 ed il 2010 - ora fa prevalentemente il blogger. Dal 2012 scrive di calcio e mass media. Su Radiomusik potete leggerlo prevalentemente nella sezione "Radio News".